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Adesso non facciamo la corte a NoiSud

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Festa in Piazza Duomo per la vittoria elettorale di Pisapia

Qualche nota sparsa, ancora abbastanza a caldo.

1. Adesso non facciamo la corte a NoiSud.
«Le vecchie impostazioni che vedono vincenti i partiti che si spostano verso il centro sono state ormai superate da quelle nuove, che mostrano come oggi vincano i partiti in grado di esprimere posizioni nette e che le mantengono». Lo dice uno studioso come Piero Ignazi, del Mulino, e qui si condivide al cento per cento da parecchio tempo. Una profilata e chiara identità politica non ha nulla a che vedere con l’estremismo: al contrario, la corsa disperata al centro e l’alchimia del pasticcio porta solo debolezza d’identità, di consensi, d’immagine. Si prega quindi l’onorevole D’Alema di non rilasciare interviste e di non tentare manovre di palazzo almeno fino alla fine della legislatura, grazie.

2. Che fa, si caccia?
Se non fosse un quaquaraquà il premier avrebbe dato le dimissioni ieri sera, tornando da Bucarest, se non altro perché aveva imprudentemente dichiarato che queste «sono elezioni amministrative ma anche politiche» e «soltanto con una vittoria come risultato di questo voto noi potremo continuare nei prossimi due anni alacremente per realizzare quelle riforme che oggi siamo per la prima volta davvero in grado di realizzare», quindi ha ammesso di non poter fare più una mazza di qui al 2013. Invece adesso dice che «una volta si vince una si perde, come con il Milan», e via così con gli Scilipoti e i Razzi.

3. E’ finito Drive In.
La tendenza comunque è nazionale, altro che balle: oh, Novara, Cagliari, Trieste, Gallarate, Arcore, Crotone, Pordenone, Pavia. Insomma, bravo Giuliano e bravo De Magistris, ma è in corso un processo storico, cioè il tramonto di una cosa che è cominciata ancor prima che Berlusconi entrasse in politica e che, anche per via di Berlusconi, si è spalmata su quasi un trentennio. Adesso sta finendo ed era pure ora.

4. Costola della sinistra un cazzo.
Non conterei proprio su uno “strappo” della Lega, sia perché il Carroccio deve portare a casa il suo minifederalismo per darsi un tono con gli elettori, sia perché anche i suoi risultati hanno fatto abbastanza schifo (con buona pace di Salvini), sia perché ha troppi culi imbullonati sulle poltrone del sottopotere, dalle Asl alle banche, dalla Rai agli aeroporti. E poi basta con questo giochetto di puntare sulle divisioni degli altri, santo Dio.

5. Zingaropoli again.
Oggi Sallusti se la prende con Vendola che ha parlato di «fratelli rom» e gli scrive che «gli sfruttatori di bambini e scippatori di vecchietti saranno fratelli tuoi, prima li mandiamo via dalle nostre città meglio è per tutti». Si chiamerebbe istigazione all’odio razziale, ma qui siamo contrari ai reati d’opinione anche quando le opinioni sono aberranti: quindi continuate così, con il razzismo più becero, con il richiamo al ventre più basso delle persone, e vi troverete sempre più soli, uno sfigato Ku Klux Klan rinchiuso nella ridotta di via Gaetano Negri.

6. Antipolitico sarà lei.
Qualcuno in giro (e in tivù, ieri sera) ha parlato ancora di «vittoria dell’antipolitica», fondamentalmente perché a Milano e a Napoli non sono stati eletti due funzionari di partito. Eppure non dovrebbe essere così difficile capire che politica e partiti non sono sinonimi. Anzi: la peggiore antipolitica la fanno talvolta proprio le burocrazie e le gerarchie dei partiti. Spero che da oggi questo sia un pensiero talmente banale da non dover essere più ripetuto. L’antipolitica la fa chi fa cattiva politica, punto e fine.

7. Doppia prece.
Un pensiero affettuoso per Massimo Cacciari («L’unica cosa certa è che Pisapia non può vincere», 15 novembre 2010) e un altro per Beppe Grillo («La Moratti ha già vinto perché la sinistra gli ha messo lì una persona di 60 anni che ha già perso», 4 maggio 2011).

8. Quello sveglio.
Vittorio Feltri scrive che Berlusconi si è occupato troppo di se stesso e troppo poco del Paese. Ma và? Davvero? Caspita se sei sveglio!

9. E poi chi ve li dà i soldi?
Leggo con un certo divertimento che un paio di ministri vorrebbero le primarie nel Pdl. Fa piacere che l’idea inizi a contaminare anche loro, ma è un po’ come se alla Fiat si proponesse l’elezione dei manager attraverso il voto degli operai. Voglio dire, se una struttura nasce cesarista, proprietaria e monocratica, non è che all’improvviso diventa tutta democratica e “bottom-up”. Fanno prima, se ci credono veramente, a chiudere bottega e a fare un vero partito di centrodestra, finché sono in tempo.

10. Se l’onda si allunga fino al 13.
Tra due settimane si votano i referendum, tra cui quello sul legittimo impedimento. Passata la sbornia, c’è decisamente da finire un lavoro.


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